Una gatta di campagna nella Parigi del 1900
Sidonie-Gabrielle Colette amava i gatti. "Claudine a Parigi" è il secondo libro di una serie di tre.
Claudine ha diciasette anni e ha passato tutta la vita in campagna. All'improvviso, suo padre decide di trasferire a Parigi tutto il gruppo famigliare composto da Claudine, Mèlie, la sua balia e la gatta Fanchette. Un libro da leggere. Ne ho estratto un brano.
"Fanchette, dolce creatura, vi si è adattata allegramente. Ha, senza proteste, accettato per deporvi le sue porcheriole, un piatto di segatuta, nascosto fra il mio letto e il muro; e io mi diverto, chinata, a seguire sullla sua fisionomia di gatta le fasi di una operazione importante. Fanchette si lava le zampe di dietro con cura, fra dito e dito. Muso quieto che non esprime nulla. Brusco arresto nel lavarsi: muso serio, e vagamente impensierito. Subitaneo cambiamento di posa: si mette a sedere. Poi, si decide irrevocabilmente, salta dal letto, corre al piatto, vi razzola....e null'altro. L'esperssione d'indifferenza riappare, non per lungo tempo. Le sopracciglie angosciate si riavvicinano; essa torna a razzolare febbrilmente la segatura, scalpiccia, cerca il posto buono, e per tre minuti sta con l'occhio fisso e in fuori; par che mediti intensamente perchè talora, è un po' stitica. Infine si rialza lentamente e con precauzioni infinite sotterra il morto con l'aria compunta che si addice a quella funebre operazione. Dopo, una piccola grattata superficiale intorno al piatto, e, senza transizione, fa una capriola sgangherata e diabolica, preludio di una danza da capre: il passo della liberazione. Allora rido e grido: "Mèlie, vine a cambiare il piatto della gatta!"
Claudine ha diciasette anni e ha passato tutta la vita in campagna. All'improvviso, suo padre decide di trasferire a Parigi tutto il gruppo famigliare composto da Claudine, Mèlie, la sua balia e la gatta Fanchette. Un libro da leggere. Ne ho estratto un brano.
"Fanchette, dolce creatura, vi si è adattata allegramente. Ha, senza proteste, accettato per deporvi le sue porcheriole, un piatto di segatuta, nascosto fra il mio letto e il muro; e io mi diverto, chinata, a seguire sullla sua fisionomia di gatta le fasi di una operazione importante. Fanchette si lava le zampe di dietro con cura, fra dito e dito. Muso quieto che non esprime nulla. Brusco arresto nel lavarsi: muso serio, e vagamente impensierito. Subitaneo cambiamento di posa: si mette a sedere. Poi, si decide irrevocabilmente, salta dal letto, corre al piatto, vi razzola....e null'altro. L'esperssione d'indifferenza riappare, non per lungo tempo. Le sopracciglie angosciate si riavvicinano; essa torna a razzolare febbrilmente la segatura, scalpiccia, cerca il posto buono, e per tre minuti sta con l'occhio fisso e in fuori; par che mediti intensamente perchè talora, è un po' stitica. Infine si rialza lentamente e con precauzioni infinite sotterra il morto con l'aria compunta che si addice a quella funebre operazione. Dopo, una piccola grattata superficiale intorno al piatto, e, senza transizione, fa una capriola sgangherata e diabolica, preludio di una danza da capre: il passo della liberazione. Allora rido e grido: "Mèlie, vine a cambiare il piatto della gatta!"
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